Inizia col chiederti come in genere usi muovere delle richieste al tuo interlocutore.
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Vai dritto al punto? Per esempio, “Non devi alzare la voce quando parli con me.”
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Tergiversi in modo ambiguo e non sei sicuro di spiegarti bene? Per esempio, “Questa situazione potrebbe essere migliorata”, senza specificare bene quale situazione e in che modo può essere migliorata secondo te.
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Focalizzi la tua richiesta su ciò che secondo te il tuo interlocutore dovrebbe smettere di fare, piuttosto che su cosa potrebbe fare di diverso? Per esempio, “Non devi più interrompermi quando ti parlo.”
Come fare allora richieste efficaci, specie quando ci sembra di non essere compresi dal nostro interlocutore?
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Parti dall’osservazione di ciò che è successo: inizia a riportare al tuo interlocutore qual’è stata la situazione oggettiva che vorresti cambiare, per esempio dicendogli: “Mario, tornando alla nostra conversazione di ieri, siccome ho notato che mentre parlavamo hai alzato di molto il volume della tua voce rispetto al tuo tono abituale,…”; fin qui, limitandoti a riportare come un cronista quanto è successo, se ti attieni alla realtà dei fatti il tuo interlocutore non ha motivo di interromperti o di prenderla sul personale, perchè gli stai riportando un fatto oggettivo.
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Condividi i tuoi sentimenti: come ti sei sentito di fronte a quell’episodio e che ti spinge ora a muovere la tua richiesta? “…al tuo tono abituale, ti confesso che in quell’occasione mi sono sentita addolorata,…”; anche qui, tu stai dicendo come ti sei sentito e il tuo interlocutore non può averne da ridire in quanto cosa succede dentro di te appartiene solo a te e, d’altronde, neanche tu puoi governare a piacimento i tuoi sentimenti; inoltre, aprendoti al tuo interlocutore stimolerai la sua empatia perchè gli stai parlando di te e solo questo merita il suo rispetto; questo è valido anche a lavoro, luogo spesso arido che lascia poco spazio all’espressione dei sentimenti, ma la cultura aziendale sta maturando anche in questo senso e le organizzazioni si stanno rendendo conto sempre più del valore che possono portare relazioni più “umane” anche sul posto di lavoro.
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Condividi i tuoi bisogni: il sentimento di cui al può 2 da quale bisogno insoddisfatto ha tratto origine? In altre parole, se ti sei sentito addolorato, il bisogno insoddisfatto potrebbe essere l’accettazione, l’appartenenza comunitaria, il calore umano, la considerazione, il rispetto,…; quindi continuando con la nostra richiesta positiva, possiamo continuarla così: “…addolorata, perchè ho bisogno di rispetto nelle relazioni che mi circondano.”; anche qui, aprendoti al prossimo aumenti la probabilità di stimolare il lui l’empatia necessaria per essere compreso. Inoltre, stando parlando dei tuoi bisogni, anche in questo caso tocchi un aspetto non contestabile dal tuo interlocutore, in quanto i tuoi bisogni ricadono esclusivamente nella tua vita e non lo riguardano; al tempo stesso, intercettando il tuo bisogno stai anche assumendo una maggiore consapevolezza su di te; questo aspetto può sembrare banale ma non capita tutti i giorni di interrogarci sul perchè dei sentimenti che proviamo e sui bisogni sottesi.
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Muovi una richiesta positiva: solo a questo può puoi chiedere al tuo interlocutore di agire in modo diverso in modo da cambiare la situazione che ti da fastidio; richiesta “positiva” vuol dire che chiedi all’altro di comportarsi diversamente, piuttosto che dirgli di non fare più una certa cosa (in questo caso, infatti, limiteresti la sua libertà); potresti, quindi, concludere dicendo: “…circondano. Perciò ti chiedo, per le prossime volte, di parlarmi con un tono di voce normale.”