Sono molti gli approcci che si possono seguire quando si gestisce un’aula di formazione (più o meno direttivi, più o meno paritari…) ma la verità è che non esiste un modello migliore di altri, perché l’ingrediente segreto non è la tecnica usata ma il clima di partecipazione che si instaura nel gruppo coinvolto.
Ed è proprio questo il cuore del counseling, che aspira a creare una relazione sana tra individui. La relazione non è strumento per, ma diventa presupposto e obiettivo al tempo stesso, perché il counselor sa che l’importante non è solo cosa si fa in aula, ma come succede, ovvero con quale dinamica relazionale avviene.
Il fatto che non esista un modello di intervento migliore a priori è stato anche dimostrato dalla ricerca di Martin Seligman per il quale il successo dell’intervento di aiuto dipende:
- per il 50% dal cliente e dalla sua motivazione al cambiamento;
- per il 30% da alcuni fattori comuni come la relazione e l’alleanza creata tra professionista e cliente, basata sulla fiducia e sulla responsabilità;
- per il 10% dalle caratteristiche del facilitatore;
- solo per il 10% dal modello seguito dal professionista.
Questo vuol dire che teorie, metodi e tecniche diverse influiscono assai poco rispetto al successo dell’intervento, a differenza della relazione instaurata. Nel counseling, appunto, centrale è proprio l’ambito che, nelle leve del professionista, pesa di più: l’alleanza, il cuore pulsante che muove l’intervento.
Inoltre, se è vero che nel mercato odierno sono le risorse umane (insieme alla tecnologia) il principale fattore di vantaggio competitivo, risulta naturale pensare che tanto più nelle organizzazioni si attiveranno interazioni funzionali al business e al benessere stesso delle persone, quanto più i risultati che porteranno i gruppi di lavoratori saranno maggiori.
Questo concetto è centrale quando si lavora con team che nelle organizzazioni sono sempre più spesso “stretti” tra conflitti, crisi economica e produttiva, rapporti di forza e differenze gerarchiche. Le dinamiche conseguenti spesso minano le relazioni tra i vari stakeholder aziendali (colleghi, fornitori, clienti…) con il risultato che l’individuo viene “educato” a non aprirsi e non esporsi. Per questo motivo il counseling, che si basa proprio sul prendersi cura e sull’empatia, rappresenta un’ottima guida sulla quale costruire un intervento formativo in azienda.